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La Trota Friulana: un prezioso indicatore ecologico

La purezza delle acque interne del Friuli Venezia Giulia è testimoniata dalla presenza di specie rare come lo scazzone o il gambero d’acqua dolce. In questo habitat ancora in parte incontaminato, la trota trova le condizioni di vita ideale: questo salmonide richiede infatti acque pure, fresche e ben ossigenate e può essere considerato a pieno diritto un ottimo indicatore ecologico. I laghi, i fiumi e i torrenti friulani continuano a ospitare trote autoctone, come la trota fario (Salmo trutta fario) e la trota marmorata (Salmo trutta marmoratus). Molto diffusa è anche la trota iridea (Salmo trutta gairdneri), importata dall’America del Nord nel secolo scorso.

La consapevolezza di gestire una risorsa così preziosa – non solo come fonte di lavoro e di reddito, ma anche come ricchezza faunistica locale – orienta oggi gli allevatori della Trota Friulana a praticare un allevamento rispettoso del territorio, delle sue peculiarità, dei suoi delicati equilibri ambientali.  

La troticoltura friulana: una storia moderna con radici nell’800

Il primo esperimento di pescicoltura per ripopolamento in Friuli Venezia Giulia risale al 1863, per opera del pordenonese Valentino Galvani. L’impulso alla troticoltura in regione per il consumo alimentare prende invece piede dall’iniziativa del marchese Gian Carlo Mangilli, a Torsa, nel secondo dopoguerra.

Fino agli anni Sessanta la troticoltura è una pratica embrionale, fondata più sulla sperimentazione empirica che su scientifiche basi colturali.

Gli anni Settanta e Ottanta vedono l’esplosione di questa attività economica, con un aumento considerevole degli allevamenti e della produzione: si passa dalle 2.500 tonnellate del 1966 alle 8.000 del 1987. Si perfeziona anche il metodo di lavoro e si consolida l’attenzione per l’ambiente.  

Oggi, dopo un periodo di stallo, la troticoltura è di nuovo in fase di crescita. In regione si contano una settantina d’impianti gestiti da piccole aziende, spesso a conduzione familiare. Con 300 addetti, una settantina d’impianti, 12.500 tonnellate di trote prodotte ogni anno (dati XVIII Convegno Nazionale S.I.P.I. Udine, 11 maggio 2012), il Friuli Venezia Giulia è al primo posto in Italia, con circa un terzo della produzione nazionale. Il prodotto è destinato non solo al mercato interno, ma anche all’estero, in particolare ad Austria, Germania, “storici” estimatori della Trota Friulana e a paesi emergenti dell’Europa Orientale. Anche il consumo interno è in aumento, stimolato dalla crescente consapevolezza dei valori nutrizionali, della qualità e della versatilità alimentare della Trota Friulana.

Il decollo sostenibile di un’eccellenza regionale

L’indiscussa e riconosciuta qualità della Trota Friulana è la felice combinazione di più fattori. Al primo posto è l’eccezionalità del territorio. Gran parte degli allevamenti sono infatti situati nell’area idrologica delle Risorgive, una delle più idonee in assoluto per quantità, diffusione e qualità chimico-fisiche delle acque. Questa vasta zona di circa 16 mila ettari della media pianura friulana, consente la dislocazione degl’impianti in prossimità di rogge, ruscelli, polle di risorgiva, con acque pure ideali per uno sviluppo sano e corretto della trota.

Di non secondaria importanza per questo successo è anche il “fattore umano”: uno stile di lavoro tipicamente friulano, che si può riassumere nel binomio tradizione e innovazione. Da una parte sono la passione e l’impegno degli allevatori, spesso trasmessa di padre in figlio, respirata in famiglia. Dall’altra sono scelte imprenditoriali e colturali all’avanguardia, improntate alla massima serietà e all’estremo rigore del processo produttivo.

Questo modus operandi è una garanzia base di quella Qualità, che oggi gli allevatori della Trota Friulana s’impegnano a far conoscere e a far apprezzare in nuovi mercati come un’eccellenza regionale.